
Lord Madness: La leggenda vivente dell'hip hop italiano
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Lord Madness: La leggenda vivente dell'hip hop italiano
Lord Madness non è solo un rapper: è un simbolo dell’underground italiano, una figura che ha attraversato generazioni mantenendo intatta la sua autenticità. La sua è una storia di resistenza, innovazione e passione. Con un percorso che unisce evoluzione artistica e fedeltà alla cultura hip hop, Madness è diventato un punto di riferimento imprescindibile per chiunque ami il rap autentico.
“Il rap non è mai stato una moda per me, è stata la mia salvezza, il mio riscatto. Senza, non sarei quello che sono oggi.”
Le origini di un mito: graffiti, breakdance e LL Cool J
Come tutte le grandi leggende, anche Madness si imbatte nell’hip hop quasi per caso. Cresciuto nella periferia romana, è circondato dall’energia dei treni bombardati di graffiti e dalle prime immagini della breakdance, immortalate in film cult come Breakin’ e Boogie.
“Ogni treno, ogni graffito era una storia. E io volevo raccontare la mia.”
Il vero colpo di fulmine arriva però con “B.A.D.” di LL Cool J, un classico che gli apre le porte del rap.
“In quel momento ho capito che il rap non era solo musica, era vita. E io volevo farne parte.”
Nel 1993 Madness inizia a scrivere le sue prime rime, trovando ispirazione in due capisaldi del rap italiano: “Strade di città” degli Articolo 31 e “SXM” dei Sangue Misto.
“Quelle canzoni non erano solo musica, erano il racconto della mia realtà. Mi hanno fatto capire che c’era un posto anche per me.”
La gavetta: dai Codice Personale ai Defcode
Nel 1996 Madness decide che è ora di trasformare la passione in qualcosa di concreto. Le sue prime registrazioni avvengono in sessioni casalinghe, ma presto si sposta in piccoli studi della capitale, affinando le sue capacità.
L’anno successivo conosce KD (che diventerà Misho delle Scimmie del Deserto) e con lui forma il duo Codice Personale, dando vita a un demo che segna l’inizio del suo percorso nella scena hip hop.
“Eravamo due ragazzi con un sogno: fare della nostra musica una vera forma di comunicazione. Ogni rima era una parte di noi.”
Poco dopo, i Codice Personale si uniscono alla storica crew RHNegativo, dando vita ai Defcode, un progetto che lascia il segno nella scena romana. La loro partecipazione alla compilation “Eclissi” (Parcheggio Abusivo/Good Stuff) segna una tappa importante, permettendo a Madness di entrare in contatto con gran parte della scena nazionale.
Gli Inquilini: un collettivo esplosivo
Tra la fine degli anni ‘90 e i primi 2000, Madness entra a far parte del gruppo Inquilini, una formazione composta inizialmente da Madness, Kento, Profeta Matto, Mendoza, Maya Florez e Barry Convex. Con loro, produce lavori iconici come:
- “Benvenuti nel paese dei mostri”
- “Il mondo nuovo”
- “I mostri capitolo terzo” (prodotto e distribuito da Goodfellas).
“Gli Inquilini erano una famiglia, un laboratorio creativo. Mi hanno dato tanto, ma sentivo il bisogno di esprimermi in modo più personale.”
La scelta di lasciare il gruppo segna una svolta nella carriera di Madness, che decide di dedicarsi completamente ai suoi progetti solisti.
Il debutto solista: Suicidio
Nel 2007 Madness pubblica lo street album “Ruffneck Network”, in collaborazione con il rapper leccese Darmon King. Questo lavoro rappresenta il trampolino di lancio per il suo primo disco ufficiale, “Suicidio” (Trumen Records/SELF).
“Suicidio è stato un punto di svolta. Ho messo tutto me stesso in quel disco: le mie paure, la mia rabbia, la mia verità.”
Il disco riceve critiche entusiastiche e ottiene passaggi in radio e interviste, contribuendo a vendere oltre 1.000 copie. Un risultato importante per un progetto indipendente, che consolida Madness come una figura di spicco nell’underground italiano.
Collaborazioni e progetti: una carriera in continua evoluzione
Nel corso degli anni, Madness collabora con alcuni dei nomi più importanti della scena hip hop, tra cui:
- Primo Brown
- Salmo
- Jesto
- Egreen
- Inoki
- Ice One
- Young Dirty Bastard
- ShaOne
Tra i progetti più significativi spiccano:
- “Settimo Cerchio EP” (2011), in collaborazione con Brain del collettivo Fuoco negli Occhi.
- “Maddy Water”, un mixtape tributo a Redman.
- “Delorean” (2021), un album di 17 tracce realizzato con Gian Flores, con featuring di Claver Gold, Aban e Metal Carter.
“Ogni collaborazione è stata un’occasione per crescere e imparare. L’hip hop è condivisione, e io non ho mai smesso di condividerlo.”
La maturità artistica: Il Grande Addio e oltre
Nel 2016 Madness pubblica “Il Grande Addio”, un album che riceve giudizi entusiastici dalla critica, che evidenzia la sua crescita artistica e personale.
“Con Il Grande Addio mi sono spinto oltre. Ho trovato un equilibrio tra autobiografia e provocazione, tra tecnica e contenuto.”
Segue “Heath Ledger” nel 2024, un disco che esplora i temi della caducità e dell’arte come strumento per affrontare il caos. Nel 2025, Madness collabora con Dope One per il progetto “Piezz’ ’e Core”, un joint album che celebra le radici culturali del rap, con featuring di leggende come ShaOne, Alien Dee e Speaker Cenzou.
“Il rap è sempre stato la mia bussola. Mi ha permesso di affrontare i miei demoni e di trasformarli in arte.”
Lord Madness: la leggenda continua
Con uno stile inconfondibile, un flow intricato e un’infinita voglia di sperimentare, Lord Madness rimane una figura imprescindibile del panorama hip hop italiano. Ogni suo progetto è un tassello che aggiunge spessore alla sua leggenda, confermandolo come un artista unico nel suo genere.
“Non ho mai cercato di essere perfetto, ho sempre cercato di essere vero. E questo è ciò che continuerò a fare.”